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SHAPE IN SHADOWS

Poter stare all’ombra di un grande maestro significa riceverne il sostegno o la protezione, lasciare che l’insegnamento passi attraverso la presenza e arrivi a chi ha la perseveranza di rimanere con umiltà vicino al grande sapere.

Nella mostra Contact MMXX, allestita presso il Museo Carlo Zauli, Gabriele Resmini e Luca Pellegrino hanno fortemente voluto rendere omaggio ad uno dei grandi maestri del secolo scorso, che ha ispirato il loro lavoro, e, attraverso il suo operato, ha saputo insegnare nel tempo. La grande ruota, opera posta nella stanza in fondo al percorso del museo Zauli, emoziona sempre tutti: per la sua presenza e la grande spaccatura al centro che ha significato un cambio importante nella vita del maestro e che continua a raccontarci dei nostri cambiamenti. Forse per questo motivo nell’allestimento del Museo si trova in una stanza che ci lascia il tempo di contemplarla, ma non di proseguire: si entra e si deve uscire, tornare indietro, rivedere il percorso con una nuova consapevolezza. 

Gli artisti si sono avvicinati con umiltà e rispetto, si sono messi ai piedi dell’opera, e seguendo il loro percorso di ricerca hanno idealmente mostrato al maestro, il loro lavoro. Hanno progettato e realizzato un’installazione, partendo dalla proiezione dell’ombra che la Grande Ruota fa sulla pedana e a terra, sottolineando quella sottile zona con pezzetti di vetro, materiale che ci permette, non a caso, di vedere attraverso, di avere una visione diversa. All’interno della grande ombra hanno poi posto cinque pezzi in ceramica, la rivisitazione delle forme vascolari studiate e rielaborate dalla tradizione e un vaso nuovo, autobiografico. La ricerca della purezza della forma, che è propria degli artisti che lavorano per sintesi, proiezioni e piani, in dialogo con tutto il museo, è sottolineata dallo studio del colore: un particolare tipo di grigio, di loro invenzione, vicino alla ricerca sul bianco di Zauli, quasi come se gli stessi pezzi potessero diventare un’ombra nella grande ombra. 

Adagiati, in piedi o sdraiati, come a ricordarci di guardare sempre da altri punti di vista; quasi come una caduta, dalla quale ci si può rialzare solo cogliendo la possibilità che questa nuova situazione ci propone. 

Un vaso è un vaso, direbbero in molti… ma Zauli ci insegna che possiamo sconvolgerlo, ripensarlo, ricrearlo per dargli voce, nuove funzioni, nuovi significati. 

Questa installazione, fortemente emotiva e coinvolgente, come sempre Gabriele e Luca sanno fare, ci accoglie e ci regala uno spazio nuovo in cui stare. E in questo stare, in ombra, in bilico tra materiali e colori che sembrano altro, in un tempo che attraversa i tempi, troviamo un fuori-posto per il nostro essere.

 

Mara de Fanti

Presentato presso il "Museo Carlo Zauli - Sala della grande ruota" in Faenza 

26 luglio 2021

Tecnica di realizzazione

terra tornio

ingobbio autoprodotto

materiali sintetici

vetro

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